Bios
CÉSAR MENEGHETTI è un' artista visuale e regista italo-brasiliano ha studiato e vissuto a San Paolo, Londra, Roma e Berlino. Il suo lavoro incentrato sul concetto di confine, migrazione, questioni sociali, globalizzazione e alterità. Utilizza video, fotografia, installazione, performance e un mix di new media e media tradizionali.
È stato presente alla 51. e 55. Biennale di Venezia, 10. Biennale di Sharjah, 16. Biennale di Cerveira, 14. Biennale di Curitiba, Musei MAXXI, MACRO Roma, El Museo Santa F , Hit Gallery Bratislava, Rosalux Berlin, Recyclart Brussels, Tokyo Videoart Center. Films 66 and 69 Festival di Venezia (Giornata degli Autori), 51., 55. e 60.
Festival di Locarno (Cin astes du pr sent), Festival del Cinema di Roma, Festival de Habana, Festival “It’s all true”, Torino Film Festival, Trasmediale, File-SP, Loop-Barcelona, Currents (Santa Fe), Videoformes, Videobrasil, Clermont-Ferrand festival, VideoZone (Tel Aviv). Roma e Torino Film Fest, Trasmediale, File-SP, Loop-Barcelona, Currents-Santa Fe, Videoformes e Videobrasil tra altri.
Premio FUNARTE d’arte contemporanea 2011, Premio Brasil d’arte contemporanea 2010, Premio alla IV Biennale Interamericana di Video Art (2009), Premio Globo Tricolore (2012), Nastro d’argento (1996, 2004, 2009), Premio Culturale Petrobr s (2002 e 2006), PROAC Arti Integrate (2017 e 2019) e Premio PROAC alla carriera nelle Arti Visiva (2020). FLUX + DISPLACEMENT + TIME una retrospettiva delle sue opere audiovisive alla 48a Esposizione Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, Italia (2012), ARTAPES # 03 Video d’artista in Italia (2017).
Gira il documentario GLAUBER, CLARO (80 ’, 2020) sulla traiettoria di Glauber Rocha in Italia vincitore del premio della critica di miglior film alla Mostra di Cinema di San Paolo 2020. Vive e lavora a San Paolo ed rappresentato in Italia dalla Crearte Gallery.
césar meneghetti
Ricerca artistica
Testimone implacabile del degrado delle realtà urbane, nel suo paese e nel mondo, come l'emarginazione in cui vivono centinaia di migliaia di ragazzi cresciuti troppo in fretta (Motoboy), della dura vita rurale di una "serva della gleba" in Emilia Romagna e degli orrori della guerra (Zappaterra), dei sogni di una ventina di oriundi, che dall' Uruguay e dall'Argentina tornano nella terra dei loro avi, l'Italia, inseguendo un sogno di riscatto personale e sociale impossibile (Sogni di cuoio), Meneghetti ama ritrarre nei suoi film-documentari, biografie di persone comuni, vite che dal punto di vista della società mediatica sono senza futuro, fagocitate dalla brutalità della società violenta e globalizzata che li circonda. Scrive Simonetta Lux nel suo libro "Arte Ipercontemporanea - un certo loro sguardo": La composizione delle tracce è il modo in cui César Meneghetti ci offre la sua arte, mettendo in gioco il suo soggetto nomadico e mettendo noi in gioco, istituendo un'opera d'arte in cui i soggetti in questione (l'autore e l'altro, il pubblico) interferiscono con la realtà interpretandola e immaginificamente ricreandola. Grazie all'eccellenza dell'artificio (regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio, disposizione di tracce materiali o immateriali ricodificate in scultura o in installazioni plurimediali), da artista o regista sui generis quale è, Meneghetti può far rifluire, nelle sue opere da artista, sia video sia filmiche, lacerti e resti di quelle esperienze, che vengono problematizzate come ricerche di linguaggio e che comunque conterranno legami incancellabili con i suoi racconti docu-filmici. Nei suoi film César Meneghetti, c'è sempre un doppio registro: una tematica che va alle sue lontane radici d'origine- la nascita e gli studi in Brasile-, ad una universalizzazione delle questioni fatte emergere in quanto intercettate per così dire dalla condizione nomadica od emigrante che egli condivide con la maggior parte degli uomini di questo mondo globalizzato. La condizione, gli affetti, le problematiche che intercetta e vive nel suo percorso nel mondo, dal Brasile, all'Italia, all'Asia, all'Africa, egli le impugna nell'arte, trova inedite interconnessioni transnazionali e ne fa linguaggio, opera, arte: un modo unico di comunicare e condividere, che solo l'arte può svelare.
Filmmaker e artista visuale, Meneghetti è uno sperimentatore di nuove tecnologie che spesso associa a media tradizionali. In uno dei suoi film-documentari più riusciti, 'Sogni di Cuoio, combina riprese in Betacam, Super 8 e VHS, avvalendosi sia del dispositivo elettronico-digitale che del supporto fotografico classico. Spesso estrae dalle sue immagini fotogrammi che successivamente rielabora in vario modo attraverso l'uso delle tecnologie digitali oltre che del disegno e della pittura. Nascono in tal modo pannelli e oggetti che vengono inseriti in spazi e ambiti diversi da quelli originari. Nel 2007, con K_lab interacting on the reality interface (mixed media, Niger, 2007-2008), realizzata in Africa, ha iniziato una nuova fase della sua carriera, allargando la sua ricerca nella confluenza delle arti visive, cinema e mixed media all'arte relazionale e processuale. Da questo processo sono emerse le mostre This_orient (2009-2011), This Placements (2011-2012) e I\O - Io è un altro (2010-2013).